TUNISI. Le donne mussulmane scendono in piazza per difendere il loro status di parità nei confronti degli uomini; condizione sociale che hanno acquisito con la promulgazione della Costituzione di Habib Bourguiba, il 13 agosto del 1956.
Bourghiba, fu capo di Stato subito dopo la lotta nazionale
anti-coloniale. Grazie al suo personale prestigio riuscì a far approvare norme moderne, culturalmente e giuridicamente di stampi europeo. Dovette affrontare, come era ovvio, l'oltranzismo religioso, ma il risultato fu il divieto della poligamia, la parità giuridica dell’uomo e della
donna, l’introduzione del matrimonio civile, il divorzio e l’aborto. Le donne turche, grazie a Mustafa Kemal Ataturk, dal 1921 al 1934 avevano già conseguito la parità dei diritti.
C'è da notare che da noi, che non siamo mussulmani ma cattolici, il divorzio è stato introdotto nel 1970 e l'aborto nel 78.
L'attuale governo tunisino, nell'ambito di una ridefinizione della Costituzione, intende introdurre una norma che stabilisce che i diritti delle donne devono
essere protetti "in base al principio di complementarietà in seno alla famiglia
e in quanto associate all'uomo nello sviluppo del Paese".
Si tratta evidentemente di una declassificazione, di un ritorno al passato, di una visione antistorica e maschilista del rapporto uomo-donna (o donna-uomo).
Il governo tunisino ha, tuttavia, minimizzato, sostenendo
che la formulazione lessicale è stata male interpretata dagli oppositori.
Noi sappiamo, invece, come sia essenziale, in diritto, l'uso
di termini corretti, tanto che l'utilizzo di un vocabolo improprio conduce
spesso ad interpretazioni errate e a distorsioni nell'applicazione della legge
stessa.
A volte il legislatore è impreciso per superficialità o
fretta, a volte (come in questo caso) lo è artatamente, e persegue il fine di
modificare sostanzialmente la norma attraverso un apparente formalismo.
Invero il tentativo del governo tunisino è stato piuttosto grossolano, infatti il termine complementare significa : che si aggiunge a qualcosa/qualcuno completandolo, anche se non è necessario (sinonimi: integrativo, accessorio).
Invero il tentativo del governo tunisino è stato piuttosto grossolano, infatti il termine complementare significa : che si aggiunge a qualcosa/qualcuno completandolo, anche se non è necessario (sinonimi: integrativo, accessorio).
Le donne hanno pertanto reagito e sono scese in piazza in migliaia, in questi giorni di agosto, con i loro mariti, fidanzati e figli. Hanno l'appoggio di buona parte della popolazione maschile, segno che i cambiamenti hanno messo radici.
Personalmente ritengo che lo scontro sia sempre lo stesso, nella Russia ortodossa come in Tunisia: l'oscurantismo delle religioni su un fronte, il pensiero filosofico-giuridico laico su quello opposto.
Intendo partecipare alla protesta delle donne tunisine pubblicando nel blog alcune bellissime poesie tratte dalla raccolta "NON HO PECCATO ABBASTANZA - Antologia di poetesse arabe contemporanee" (Piccola Biblioteca Oscar - Mondadori Editore, 2007)
Quando se ne è andato
di lui mi è rimasto
solo me stessa.
***
Talvolta, la sera, scoppio a piangere
poi mi adiro per le mie lacrime
che hanno illuminato il mondo e consumato me
HODA ABLAM (1971 Yemen)
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Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando òascio libere le mie mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e che quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringrassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
JOUMANA HADDAD (1970 Libano)
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