martedì 21 agosto 2012

L'UTILIZZO DELLE PAROLE

TUNISI. Le donne mussulmane scendono in piazza per difendere il loro status di parità nei confronti degli uomini; condizione sociale che hanno acquisito con la promulgazione della Costituzione di Habib Bourguiba, il 13 agosto del 1956.
Bourghiba, fu  capo di Stato subito dopo la  lotta nazionale anti-coloniale. Grazie al suo personale prestigio riuscì a far approvare norme  moderne, culturalmente e giuridicamente di stampi europeo. Dovette affrontare, come era ovvio, l'oltranzismo religioso, ma il risultato fu il divieto della poligamia, la parità giuridica dell’uomo e della donna, l’introduzione del matrimonio civile, il divorzio e l’aborto. Le donne turche,  grazie a Mustafa Kemal Ataturk, dal 1921 al 1934 avevano già conseguito la parità dei diritti.
C'è da notare che da noi, che non siamo mussulmani ma cattolici,  il divorzio è stato introdotto nel 1970 e  l'aborto  nel  78.
L'attuale governo tunisino, nell'ambito di una ridefinizione della Costituzione, intende introdurre una norma che stabilisce che i diritti delle donne devono essere protetti "in base al principio di complementarietà in seno alla famiglia e in quanto associate all'uomo nello sviluppo del Paese".
Si tratta evidentemente di una declassificazione, di un ritorno al passato, di una visione antistorica e maschilista del rapporto uomo-donna (o donna-uomo).
Il governo tunisino ha, tuttavia, minimizzato, sostenendo che la formulazione lessicale è stata male interpretata dagli oppositori.
Noi sappiamo, invece, come sia essenziale, in diritto, l'uso di termini corretti, tanto che l'utilizzo di un vocabolo improprio conduce spesso ad interpretazioni errate e a distorsioni nell'applicazione della legge stessa.
A volte il legislatore è impreciso per superficialità o fretta, a volte (come in questo caso) lo è artatamente, e persegue il fine di modificare sostanzialmente la norma attraverso un apparente formalismo.
Invero il tentativo del governo tunisino è stato piuttosto grossolano,  infatti il termine complementare significa : che si aggiunge a qualcosa/qualcuno completandolo, anche se non è necessario (sinonimi: integrativo, accessorio).
Le donne hanno pertanto reagito e sono scese in piazza in migliaia, in questi giorni di agosto,  con i loro mariti, fidanzati e figli. Hanno l'appoggio di buona parte della popolazione maschile, segno che i cambiamenti hanno messo radici.
Personalmente ritengo che lo scontro sia sempre lo stesso, nella Russia ortodossa  come in Tunisia: l'oscurantismo delle religioni su un fronte,  il pensiero filosofico-giuridico laico su quello opposto.
Intendo partecipare alla protesta delle donne tunisine pubblicando nel blog alcune bellissime poesie tratte  dalla raccolta "NON HO PECCATO ABBASTANZA - Antologia di poetesse arabe contemporanee"  (Piccola Biblioteca Oscar - Mondadori Editore, 2007)
 
 
Quando se ne è andato
di lui mi è rimasto
solo me stessa.                     
                    ***
Talvolta, la sera, scoppio a piangere
poi mi adiro per le mie lacrime
che hanno illuminato il mondo e consumato me
HODA ABLAM   (1971   Yemen) 
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Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando òascio libere le mie mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e che quel che seguirà è una tempesta.
Credono  di sapere
e io glielo lascio credere
e avvengo. 
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
       fosse una loro concessione
e ringrassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro
sono libera  nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
         desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.        
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
JOUMANA  HADDAD   (1970   Libano) 

PUSSY RIOT - La sentenza

Due anni di reclusione per le Pussy Riot; non ci si poteva aspettare nulla di diverso.
L'indignazione dell'Europa (Francia, Germania,Inghilterra, Spagna, Italia) e dell'Alto rappresentante per gli affari esteri dell'Unione Europea Catherine Ashton ci conforta un pò. Ci rassicura sul fatto che, dopo il fascismo ed il nazzismo, l'europa ha fatto propri i valori della democrazia, e  non solo sulla Carta. Altrettanto non si può dire della Russia post comunista, per lo meno per quello che concerne le istituzioni e la chiesa.  Molti giovani russi, infatti, sono scesi in piazza coraggiosamente; perchè nel paese degli zar ci vuole coraggio per esprimere il proprio pensero! 
Da segnalare,  la decisione di Sergei Taranov, diacono   di Tambov, città della Russia sud occidentale, di abbandonare la tonaca in protesta contro la chiesa ortodossa russa ed il patriarca di tutte le Russie, Kirill .
"Come cristiano e legale, ho visto che le ragazze, che non hanno commesso alcun reato, sono state accusate di reati penali ......... la Santa ortodossia si sta trasformando in un fondamentalismo ortodosso, qualcosa che la gerarchia ha tentato di imporre con insistenza. Ciò può condurre a conseguenze spaventose. Ho sentito che avrei dovuto abbandonare quella chiesa" .
Non è più tempo di roghi in nome della religione! O no?.

Luigi Riccio

domenica 12 agosto 2012

PUSSY RIOT : le colombe e i falchi

foto pubblicata su diverse testate di internet
Il 17  Agosto verrà pronunciata la sentenza del Tribunale di Mosca,  chiamato a decidere sulla colpevolezza delle tre concertiste punk; le tre ragazze, si badi bene,  hanno inscenato per quaranta secondi,  all'interno della cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca, un inno contro il governo che si conclude con la preghiera alla  Madonna di liberare il paese da Putin.
Le ragazze sono in carcere già da cinque mesi ed il Pubblco Ministero ha chiesto tre hanni di reclusione per il reato di "teppismo motivato da odio religioso".
Che si tratti di un processo politico, ovvero dell'ennesimo uso della forza, da parte del regime di Putin, per fare tacere il dissenso politico, è evidente a chiunque.
Purtroppo la  Russia è ancora infinitamente lontana dall'essere uno stato democratico e con tutta probabilità, ad eccezione forse dell'ultima generazione, i russi hanno persino difficoltà a comprendere il significato stesso della parola "democrazia". Secoli di zarismo e decenni di comunismo sono difficili da smaltire.
Le tre giovani, destinate a pagare un prezzo altissimo per la loro voglia di contestazione e di libertà, non devono solo vedersela con uno stato totalitario e con un PM  che dipende dall'esecutivo, ovvero dall'attuale Zar, hanno a che fare con la chiesa ortodossa che chiede le loro teste (il massimo della pena ed una punizione esemplare per aver compiuto atti irriverenti in chiesa). 
Nulla di nuovo; l'ottusità, il fanatismo, lo spregio degli stessi valori della religione di cui hanno la presunzione di essere interpreti,  costituiscono il comune denominatore di quasi tutte le CHIESE istituzionali, le quali esercitano una  maggiore incisività nella politica a seconda del momento storico.
Mi sento, in punto,  di richiamare un'affermazione di Oddifredi il quale ci mette in guardia dall'attuale accondiscendenza vagamente melliflua dell'odierna Chiesa  Cattolica, suggerendo di non abbassare le armi (quelle dell'intelletto).
In casi come quello attuale, quando sento preti misogeni inveire contro le donne dai loro pulpiti e minareti invocando  pene esemplari, penso sempre con piacere alle parole di Amleto in difesa di Ofelia "Prete, quando tu brucerai nelle fiamme dell'inferno Lei sarà un angelo del cielo!". 
Devo purtroppo osservare che questa vicenda di cronaca che personalmente trovo appassionante, perchè appassinanti sono i temi che la riguardano, non ha trovato il giusto richiamo sui giornali, né ha focalizzato l'attenzione dei nostri politici, che sono sempre pronti a pontificare sui valori della libertà di pensiero.
Certo la Russia è un nostro partner commerciale ed il nostro gas è russo.
Ma dove sono gli intellettiali?
Abbiamo sentito dell'intervento di Madonna, di Vasco Rossi, di alcuni attori americani; non ho sentito nulla di premi nobel, di scrittori,  di poeti.
Possibile che un qualche nostro intellettuale di peso non si senta di emulare un Hugo o uno Zolà ed intervenire con un proprio "Je accuse"?
Speriamo che le coscienze si smuovano almeno alla imevitabile sentenza di condanna.

Luigi Riccio 

mercoledì 8 agosto 2012

UN PO' DI POESIA

foto tratta da internet
Amo molto la recitazione di Carmelo Bene,  lo so, non a tutti piace, ma è  un un grande  "maestro" creatore di continue suggestioni e musicalità.

Ho rinvenuto su internet il Canto notturno di un pastore errante dell'asia e lo propongo ai miei amici insieme al V Canto dell'Inferno.
                                                                        Luigi Riccio

            
http://www.youtube.com/watch?v=y7PaXzp2Zh8&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=Hs1e9eap8kM&feature=related


IL CORAGGIO DI MOSTRARE LA FACCIA

Abbiamo letto da poco delle severe condanne per il reato di devastazione, che sono state inflitte ai dimostranti responsabili dei disordoni e degli atti di "vandalismo ideologico"  a Genova.
Personalmente ritengo che le pene siano eccessive, soprattutto in considerazione che, per i reati contro le persone, di cui si sono resi colpevoli gli agenti intervenuti alla scuola Diaz, le pene sono state assai più lievi, in presenza di fatti, tutto sommato, più gravi.
Quanto alle deologie dei  no-global o degli anarchici insurrezionalisti, penso   che ogni esternazione del pensiero che abbia ad oggetto la libertà, l'uguaglianza dei diritti e la giustizia, debba essere sempre liberamente manifestata e possa essere  condivisa, quanto al contenuto.
E' però importante che l'ideologia che si intende abbracciare sia sempre la conseguenza di un sofferto processo  di maturazione intellettuale.
Si è anarchici se si condivide il pensiero di Proudhon o di Bakunin e si è innamorati di Tolstoj; oppure, se si è spinti ad un estremo individualismo, occorre aver letto  Max Stirner.
Non ci si può definire anarchici perchè si indossa un passamontania e si va a far chiasso in gruppo; tantomeno se si sfasciano le  vetrine, sia pure delle banche.
Cio che, comunque,  mi irrita di più  degli odierni autodichiarati anarchici in nome della giustizia sociale, è il fatto che si coprano il volto con passamontagna, caschi e maschere antigas per non essere identificati durante le manifestazioni.
Se si ritiene, infatti,  di essere  detentori di una qualche verità filosofica, occorre avere il coraggio di manifestarla a viso aperto.
Se si scende per le strade e si sventolano bandiere, non ci si può coprire il volto.
E' piuttosto ridicolo indossare una maglietta con l'effige di Che Guevara e nascondere il proprio viso. E' come dichiarare: "Lui ha avuto il coraggio di combattere a viso aperto e di guardare in faccia il boliviano che lo ha ucciso; io non ho il coraggio di mostrarmi allo scoperto. Magari mammina mi vede per televisione e poi mi sgrida!".
Certo la Carboneria era una società segreta, ma durante i moti i rivoluzionari  sfidavano il potere a volto scoperto, sapevano di rischiare l'impiccagione o la fucilazione.
Occorre che i figli dei figli, dei figli di Andrea Costa e di Gaetano Bresci conoscano i loro padri.
Bisogna che sappiano cosa è veramente il coraggio.  Grazie a internet (uno dei pochi vantaggi della globalizzazione) sarà loro sufficiente andare su  Wikipedia e documenttarsi.
Ma non basta sapere, occorre interiorizzare; perchè la storia va rivissuta dentro per poter renderla sempre viva ed attuale, occorre immaginarla, quasi fosse un film.
Occorre immaginare .....
Immaginiamo Gaetano nell'atto di stringere in mano il giornale,  aveva smesso di piangere.
- Infame ! - ripeteva fra sè - non può essere; qualcuno deve fare qualcosa. Qualcuno deve agire, deve dare l'esempio-
Non si sarebbe più recato in fabbrica per alcuni giorni, chiuso in casa ed in se stesso meditava cosa avrebbe potuto fare lui, dall'altra parte dell'oceano, per i suoi fratelli italani, perchè la morte di quei miserabili trucidati dalla mitragliatrice, mentre erano in coda per ricevere la minestra dei frati, non fosse dimenticata.
Non si sapeva se l'ordine di sparare sulla folla provenisse direttamente da Re Umberto I, certo il Re aveva insignito, alcuni giorni dopo, il generale Fiorenzo Bava Beccaris della Croce di grand'ufficiale dell'ordine militare di Savoia «per rimeritare il servizio reso alle istituzioni e alla civiltà». 
Era successo che, per sedare la "protesta dello stomaco" (così venne chiamata la protesta del popolo milanese  del 1998 per l'aumento del prezzo del pane - protesta di manzoniana memoria-), l'esercito, comandato da Bava Beccaris, aveva aperto il fuoco sulla folla, sicuramente minacciosa ma inerme, causando la morte di circa cento manifestanti ed altrettanti feriti.  
L'anarchico Bresci era emigrato, come migliaia di altri Italiani, in America e lì aveva appreso i drammatici fatti di Milano,  leggendo il giornale. Traumatizzato da quell'evento aveva meditato a lungo e poi si era deciso, avrebbe ucciso il Re.
Gaetano acquistò una rivoltella Hamilton and Booth e, salutata la moglie e la figlia, si imbarcò per l'italia, ove giunse il 17 Maggio del 1900;  il  29 Luglio  era lì, a Monza,  davanti la carrozza scoperta del Re, che stava tornando alla sua residenza estiva dopo aver assistito ad un'esercitazione ginnica.
A volto scoperto, in mezzo alla folla ed ai carabinieri, con lucida coscienza, forse senza odio, compì il suo gesto, tre pallottole al cuore del Re.
Al proceso dichiarò:
«Non ammazzai Umberto; ammazzai il Re, ammazzai un principio! E non dite delitto ma fatto!»
«I fatti di Milano, dove si adoperò il cannone, mi fecero piangere e pensai alla vendetta. Pensai al re perché oltre a firmare i decreti premiava gli scellerati che avevano compiuto le stragi.»
Fu condannato all'ergastolo, rinchiuso in una cella di tre metri per tre in isolamento e, con tutta probabilità. suicidato dallo stato.
Non è dato sapere se e dove sia stato seppellito. Si dice che il suo corpo fu gettato in mare.
Rileggendo la storia di Bresci e di tanti altri che pacificamente o con le armi hanno combattuto per le proprie idee, non si può  provare che pena per quei giovani violenti, ma codardi, disadattati sociali senza vera fede, che indossano un casco o una maschera antigas per poter impunemente scaricare la violenza che hanno dentro.
Violenza che indirizzano non solo nei confronti dei simboli del capitalismo (banche, catene di negozi ecc.) ma contro altri giovani, che difendono altri valori;  l'ordine pubblico e lo stato democratico.
Per concludere; fu un carabiniere che sottrasse Bresci dalla folla inferocita che voleva linciarlo.

Luigi Riccio