domenica 24 febbraio 2013

ADOZIONI GAY E CONVENZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO

foto tratta dal sito www.ticinolibero.ch
Recentemente la Corte Europea per i diritti dell’uomo   ha deciso che non vi sono valide ragioni per negare la possibilità di adozione coparentale per le coppie gay. La differenza di trattamento rispetto ad una copia eterosessuale non sposata è risultato del tutto ingiustificata per i giudici europei.
Il ricorso era stato presentato da una coppia di cittadine austriache  conviventi in modo stabile, delle quali una aveva intenzione di adottare il figlio della sua compagna.
La Corte di Strasburgo ha ritenuto che l’Austria abbia violato l’art. 14 (divieto di discriminazione) e l'articolo 8 (rispetto della vita familiare e privata) della Convenzione europea dei diritti umani, avendo impedito l’adozione sulla base di “orientamenti sessuali”,  essendo infatti consentito in quel paese l’adozione dei figli del proprio compagno nell’ambito di una famiglia eterosessuale di fatto.
E’ bene ricordare che la Corte Europea per i diritti dell’uomo decide sui ricorsi presentati dai cittadini dei singoli stati membri,  i quali abbiano percorso nel loro paese tutti i gradi di giurisdizione vedendosi respinte le proprie istanze.
Le decisioni interpretative della Corte Europea valgono per tutti gli stati membri.
I giudici italiani devono tenere conto dei principi enunciati dalla Corte Europea essendo  tenuti a disapplicare le norme interne in contrasto con la Carta dei diritti dell’uomo, anche rimettendo  la questione in esame alla Corte Costituzionale; così pure il legislatore deve uniformare il diritto interno ai summenzionati principi internazionali.
Ci si auspica che il nostro legislatore metta mano alla materia in modo sereno e libero da pregiudizi, tenendo sempre presente che l’adozione serve a garantire e tutelare maggiormente i minori, ampliando i loro diritti (protezione-assistenza-affettività-diritto a succedere). Ogni altra considerazione basata su pregiudizi, immobilismo e luoghi comuni, va accantonata perché contraria ad una concezione evolutiva dell’etica.
 
Luigi Riccio