sabato 2 marzo 2013

DANTE E IL DIRITTO AL LAVORO

La RAI 2 ha mandato in onda  la prima di dodici serate dedicate alla  lectura dantis di Roberto Benigni. Si tratta della registrazione dello stettacolo "Tutto Dante"  che si è svolto in piazza Santa Croce a Firenze l'estate scorsa.
Non c'è che dire;  nessuno come Benigni sa farci amare  il Sommo Poeta.
Esegeti e filologi potrebbero, con maggiore professionalità,  scomporre e ricomporre i versi di Dante  al fine di una ricostruzione sintattica e parafrasistica più consona al nostro impoverito linguaggio, ma nessuno di loro saprebbe darci, oltre la  comprensione del testo, la chiave di lettura spirituale che ci offre Benigni.
Non c'è caratteristica  o valore intrinseco del verso dantesco che  Benigni non sappia esaltare e trasmetterci atraverso la sua emozione, che diventa immediatamente la nostra.
Benigni, a mio avviso,  prima di  commuoverci con la sua composta  recitazione, sa avvincerci già solo attraverso la spiegazione dell'epica dantesca; egli sa, tramite le sue semplici ma  infervorate  analisi del testo, illustrarci il pensiero etico-politico  di Dante. E il pensiero di Dante è grande e bello come i suoi versi.
Cosa colpisce dunque, della morale dantesa, nell'undicesimo canto?
Il significato e l'avvaloramento metafisico che il Poeta da al "LAVORO UMANO" .
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"Filosofia", mi disse, "a chi la ’ntende,
nota, non pure in una sola parte,
99come natura lo suo corso prende

dal divino ’ntelletto e da sua arte;
e se tu ben la tua Fisica note,
102tu troverai, non dopo molte carte,

che l’arte vostra quella, quanto pote,
segue, come ’l maestro fa ’l discente;
105sì che vostr’arte a Dio quasi è nepote.

Da queste due, se tu ti rechi a mente
lo Genesì dal principio, convene
108prender sua vita e avanzar la gente;

Parafrasi:
la filosofia dimostra non soltanto in un solo punto, come la natura ha origine dalla mente e dall’opera di Dio; e se tu leggi con attenzione la Fisica (di Aristotile), che conosci bene, troverai, dopo non molte pagine, che l’operato umano imita, per quanto può, la natura, come l’alunno imita il maestro; tanto che il vostro lavoro è quasi nipote di Dio. Se richiami alla tua memoria l’inizio del libro della Genesi, vedrai che è proprio dalla  natura e dal lavoro (arte)  che gli uomini devono trarre i mezzi per vivere e migliorare le proprie condizioni.
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Il lavoro è dunque uno dei valori etici che maggirmente avvicina l'uomo a Dio.
Come Dio attraverso il lavoro ha compiuto la "Creazione", così l'uomo, per mezzo della sua arte rinnova quotidianamente l'opera di Dio (ricordiamo che nella Firenze del 300 le congregazioni delle arti e mestieri riunivano i lavoratori artigiani ed i commercianti).
Per Dante,  il lavoro e la costruzione del mondo attraverso di esso è  l'attività più nobile dell'uomo, tanto da assimilarlo a Dio.
Se così è, e non ne dubitiamo, questa facoltà e prerogativa dell'uomo, al di fuori della metafisica e nel campo giuridico, non può che diventare "ius gentium", diritto universale di tutti i popoli, come la libertà e l'uguaglianza. Anche perchè, pragmaticamente, senza lavoro non può esserci  nè libertà, nè uguaglianza.
In questo senso,  ben si attaglia la presentazione del Canto XI dell'Inferno, con la trasmissione dedicata alla lettura dei primi articoli della Costituzione Italiana, condotta magistralmente dallo stesso Benigni il quale, con non minore patos,  ci ha spiegato meglio di un giurista il significato e l'importanza degli articoli 1 e 4, pensati e codificati dall'Assemblea Costituente a tutela del diritto  al lavoro. 

Luigi Riccio
 
 

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