sabato 13 aprile 2013

CANI ....POESIE E IMMAGINI

 
"Volgi gli occhi allo sguardo del tuo cane: puoi affermare che non ha un'anima?"
- VICTOR HUGO -

§§§

PABLO NERUDA
 
 
 
Il cane mi domanda e non rispondo.
Salta, corre nei campi e mi domanda senza parlare
e i suoi occhi son due domande umide,
due fiamme liquide interroganti
e non rispondo,
non rispondo perchè non so e niente posso dire.
In mezzo ai campi andiamo uomo e cane.
Luccicano le foglie come se qualcuno le avesse baciate ad una ad una,
salgono dal suolo tutte le arance a collocare piccoli planetari
in alberi rotondi come la notte e verdi,
e uomo e cane andiamo fiutando il mondo, scuotendo il trifoglio, per i campi del Cile,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si arresta,
corre dietro alle api, salta sull’acqua irrequieta, ascolta lontanissimi latrati,
orina su una pietra e porta la punta del suo muso a me, come un regalo.
Tenera impertinenza per palesare affetto!
E fu a quel punto che michiese, con gli occhi,
perchè ora è giorno,
perchè verrà la notte, perchè la primavera non portò nel suo cesto nulla
per cani vagabondi, ma inutili fiori,
fiori e ancora fiori.
Questo mi chiede il cane e non rispondo.
Andiamo avanti, uomo e cane, appaiati dal mattino verde,
dall’eccitante vuota solitudine in cui solo noi esistiamo,
perchè non esistono uccelli o fiori occulti,
ma profumi e gorgheggi per due compagni,
per due cacciatori compagni:
un mondo inumidito dalle distillazioni della notte,
un tunnel verde e poi una prateria,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che cammina, respira, cresce,
e l’antica amicizia,
la gioia di essere cane e di essere uomo
tramutata in un solo animale
che cammina muovendo sei zampe
e una coda intrisa di rugiada.
 
 
 
Il mio cane è morto.

Lo sotterrai nel giardino
insieme ad una vecchia macchina ossidata.

Lì, non più sotto,
ne più sopra,
si unirà con me un giorno.
Ora ormai se ne è andato col suo pelame,
la sua maleducazione, il suo naso freddo.
Ed io, materialista che non crede
nel celeste cielo promesso
per nessun umano,
per questo cane o per ogni cane
credo nel cielo, sì, credo in un cielo
dove io non entrerò, però lui mi attende
ondulando la sua coda di ventaglio
perché io al giungere abbia amicizie.

Ahi, non dirò la tristezza sulla terra
di non averlo più per compagno
perché mai fu per me un servitore.
Ebbe verso me l’amicizia di un riccio
che conservava la sua sovranità,
l’amicizia di una stella indipendente
senza più intimità dell’essenziale,
senza esagerazioni:
non si arrampicava al mio vestiario
coprendomi di peli o di acari,
non strofinava contro il mio ginocchio
come altri cani ossessivi.

No, il mio cane mi guardava
dandomi l’attenzione necessaria,
l’attenzione necessaria
a far comprendere a un vanitoso
che essendo cane lui,
con quegli occhi, più puri dei miei,
perdeva il tempo, ma mi guardava
con lo sguardo che mi riservò
tutta la sua dolce, la sua pelosa vita,
la sua silenziosa vita,
vicino a me, senza mai importunarmi,
e senza chiedermi nulla.

Ahi quante volte volli avere coda
andando unito a lui per le rive
del mare, nell’Inverno di Isla Negra,
nella grande solitudine: in alto l’aria
trapassata di uccelli glaciali
e il mio cane che saltava, irsuto, colmo
di voltaggio marino in movimento:
il mio cane vagabondo e fiutante
inalberando la sua coda dorata
fronte a fronte all’Oceano e alla sua spuma.

Allegro, allegro, allegro
come i cani sanno essere felici,
senza nient’altro, con la tirannia
della natura sfrontata.
Non c’é addio al mio cane che è morto.
E non c’é né ci fu menzogna tra di noi.

Già se ne andò e lo interrai, e questo era tutto.
 
 
§§§
 
Ernest Hemingway
 

Margerita Yourcenar
 
Gabriele  D'Annunzio
 
 
 
 
George Simenon
 
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